Castello di Montesegale ospiterà
Tiziana Cappellino Quintet
Sabato 27 luglio ore 21.15
Concerto con degustazione a offerta libera
Tra le verdi colline dell’Oltrepo pavese, là dove corrono i confini tra i Comuni di Godiasco, Rocca Susella, Fortunago e Ponte Nizza, si estende il territorio di Montesegale. Dall’alto di un colle, a dominio della valle percorsa dal torrente Ardivestra, sorge il possente castello che fu costruito nell’XI secolo dai conti Gambarana. Che questa fortezza in passato abbia rivestito grande importanza non ci sono dubbi e ci viene confermato dal conte Antonio Cavagna Sangiuliani, nel suo ‘Agro Vogherese’ che annotava come “la rocca di Montesegale nel 1322 era munita di duecento cavalieri e quattrocento fanti comandati da Vergasio Landi capitano nell’esercito pontificio”. Dall’alto del castello la vista spazia a 360 gradi dominando le frazioni principali di questo comune: da Sanguignano a Languzzano da Frascate a Case del Molino. Verdi colline, filari di uva, campi coltivati e terreni adibiti a frumento che riportano al nome originale del paese: infatti a Montesegale in passato vi erano appezzamenti agricoli seminati con piante graminacee tra cui la segale da cui deriverebbe proprio il nome Montesegale. Ma andiamo alla scoperta di questo comune, del territorio delle ricchezze naturali ed artistiche che fanno di Montesegale uno dei comuni più accoglienti e ricchi di storia della provincia di Pavia. Il territorio ha una superficie di 1.483 ettari ed un’altitudine variabile tra i 224 ed i 560 metri. Posto in provincia di Pavia nella fascia collinare dell’Oltrepò pavese rientra tra i 19 comuni che fanno parte della Comunità Montana dell’Oltrepò pavese e tra i 15 comuni che possono produrre il salame D.o.p. di Varzi. Disseminate tra queste belle colline ecco le numerose frazioni che compongono il Comune di Montesegale. A fondovalle, lungo l’Ardivestra troviamo Balestrero, Cà Fracce Fornace, Case del Molino e Cà Varni. Tra i colli emergono invece tutte le altre località come Bregne, Cà Biotto, Camolino, Castignoli, Cencerate, Frascate, Languzzano, Molino della Montà, Poggio, Pogiolo, Poggio Rajone, Sanguignano, San Vittore, Borianco, San Damiano e Zuccarello. Tre sono le chiese principali cui si aggiungono una serie di piccole cappelle: a Languzzano si trova la parrocchiale dedicata a Santa Maria Annunziata; a Sanguignano la chiesetta della Natività di Maria Vergine mentre lungo la strada provinciale che collega Montesegale alla Val di Nizza, si trova la più antica e bella delle chiese, la parrocchiale dedicata ai Santi Cosma e Damiano. Montesegale, già noto nel secolo XI, fu antico possedimento del Vescovado tortonese. Concesso ai pavesi da Federico Barbarossa, fu quasi subito infeudato ai Gambarana di Langosco a cui rimase sino all’estinzione del feudalesimo (XVIII secolo). Oggi Montesegale è gemellato con il Comune francese di Valbelle, in Alta Provenza. L'economia è prevalentemente agricola e si basa sulla produzione di foraggi, frumento, granoturco, frutta, vini, salumi e miele. Nel territorio si trovano ancora alcuni allevamenti di maiali destinati alla macellazione e alla produzione del salame e laboratori artigianali del salame di Varzi D.O.P.
La storia, la tradizione e il folklore di questo paese rivive ogni anno in occasione della Fiera di San Damiano che si tiene l’ultima domenica di settembre.
Storia
Dal poggio su cui è posto, nonostante le diverse trasformazioni avvenute nel corso degli anni, il castello di Montesegale mostra sempre la sua forma possente e quell'invulnerabilità che lo ha contraddistinto nei secoli. Furono Gambarana a dare al castello l’impianto attuale.
L’8 agosto 1164 Federico Barbarossa concedeva a Pavia molti luoghi e castelli della Valle Staffora tra cui Montesegale. Il feudo nel giro di pochi anni passò ai conti Palatini e tra essi poi toccò ai conti Gambarana nel 1311, che presero titolo di Signori di Montesegale. I conti Palatini furono istituiti da Carlo Magno ed ebbero molti privilegi ed onorificenze confermate più volte da diversi imperatori fino a Carlo V.
Nel 1412 Facino Cane assediò Pavia e confermò ai Gambarana il feudo di Montesegale. La guerra tra Facino Cane e Filippo Maria s’inasprì e tre anni più tardi Francesco Bussone detto il Carmagnola riuscì a recuperare tutte le città che si erano ribellate sotto il governo di Giovanni Maria. Nel mese di settembre del 1415 il castello di Montesegale era stato in gran parte distrutto dal Carmagnola ed i militari che lo presidiavano furono condotti prigionieri a Voghera e Pavia, perché i Signori di Montesegale non volevano essere sottoposti al Duca di Milano Filippo Maria Visconti.
Nel 1416 il Duca ritolse il castello di Montesegale confiscandone i beni e donandoli o vendendoli a diverse persone.
Il 4 luglio 1432 Paolo Serratico ebbe i feudi di Montesegale e Pizzocorno.
Il 22 aprile 1451 il conte Palatino Ottino Gambarana, figlio di Guido ed erede dei suoi congiunti, ottenne dal duca Sforza il ripristino degli antichi onori e il possesso dei beni di cui godevano gli altri Gambarana. Tra questi il feudo di Montesegale. Negli anni a seguire in più occasioni i vescovi di Tortona confermarono ai conti Gambarana il feudo di Montesegale che passò da Andrea a Ludovico e Angelo Marco Gambarana. Il 30 agosto 1646 fu investito del feudo il conte Gerolamo Gambarana. Oggi il castello è di proprietà della famiglia Jannuzzelli.
L'edificio
Dalla piazzetta dedicata ai caduti di Nassiriya, sede del Comune di Montesegale, sulla destra si stacca la strada che, costeggiando le antiche mura del castello, salgono sino a raggiungere l’ingresso principale del maniero. A destra si trova il bell'Oratorio dedicato a Sant'Andrea. Al castello si accede tramite un portone con fronticino a mensolette intonacato.
Entrati tra le mura si apre il cortile rustico, che mette ben in risalto gli edifici in mattone e pietra a vista dell’ala più antica, al cui interno si trova un arco acuto in pietra levigata di buona fattura. Tali edifici si trovano prospicienti ad un’altra salita che conduce
alla spianata superiore, delimitata da un muro di cinta con merlatura che fu riedificata nel 1900 da Agostino Gambarotta. Sul lato destro si apre un portoncino che immette al cortile nobile o padronale, affiancato da un’epigrafe latina che reca scritto: “Fiat pax in virtute tua et habondantia in turribus tuis”.
L’interno si presenta con un bel porticato a colonne poligonali e pavimento in cotto sistemato a spina di pesce, dal quale si accede al grande salone a volta dove spicca la grande caminata in pietra arenaria che fu fatta costruire nel 1906 da Giacomo Cavanna in sostituzione di un più antico camino di minor pregio. Oltre a questo si trovano anche un caratteristico pozzo, locali più o meno antichi e scantinati con archivolti.
Rifacendoci al libro Il Pavese montano scritto da Filippo Mancinelli nel 1922, si evince che “all’interno del castello vi si entrava attraverso una porta del XVIII secolo” e che “in un locale interno, su di un camino, era scolpito lo stemma con l’arma dei Gambarana”.
All’esterno del castello si trova la ghiacciaia utilizzata per conservare gli alimenti: ancora oggi è in ottimo stato.
Il maniero fu eretto dai Gambarana in tempi diversi. La parte più antica è quella posta a mezzodì; fu ampliato dagli stessi feudatari nel XIV secolo. La fortezza è situata sulla sinistra orografica del torrente Ardivestra su di un cucuzzolo a piano inclinato da est a ovest, a 426 metri sul livello del mare. Il manufatto più antico fu restaurato dal conte senatore Andrea Gambarana di Langosco nel XVII secolo.
Il Museo di Arte Contemporanea
Oggi, all'interno del castello, oltre all'abitazione privata, in tre splendide sale, nel 1975 è stato allestito il Museo di Arte Contemporanea. Il museo fu inaugurato con una mostra di Orfeo Tamburi che venne presentata da Giovanni Testori, Raffaele Degrada e Alberico Sala. L’attività
del museo prevede l’organizzazione di diversi eventi durante tutto il periodo dell’anno ed in particolare in estate. Qui vengono inoltre organizzate mostre di artisti contemporanei. Nel corso degli anni sono state esposte opere di importanti artisti tra cui: Ernesto Treccani, Maria Luisa Simone, Roberto Crippa, Paola Grott, Luisa Pagano, Dino Grassi, e poi Francesco Del Drago, Giovanni Frangi, Boris Mardesic, Julian Schnabel e altri ancora
Castello di Montesegale ospiterà
Tiziana Cappellino Quintet
Sabato 27 luglio ore 21.15
Concerto con degustazione a offerta libera
Tra le verdi colline dell’Oltrepo pavese, là dove corrono i confini tra i Comuni di Godiasco, Rocca Susella, Fortunago e Ponte Nizza, si estende il territorio di Montesegale. Dall’alto di un colle, a dominio della valle percorsa dal torrente Ardivestra, sorge il possente castello che fu costruito nell’XI secolo dai conti Gambarana. Che questa fortezza in passato abbia rivestito grande importanza non ci sono dubbi e ci viene confermato dal conte Antonio Cavagna Sangiuliani, nel suo ‘Agro Vogherese’ che annotava come “la rocca di Montesegale nel 1322 era munita di duecento cavalieri e quattrocento fanti comandati da Vergasio Landi capitano nell’esercito pontificio”. Dall’alto del castello la vista spazia a 360 gradi dominando le frazioni principali di questo comune: da Sanguignano a Languzzano da Frascate a Case del Molino. Verdi colline, filari di uva, campi coltivati e terreni adibiti a frumento che riportano al nome originale del paese: infatti a Montesegale in passato vi erano appezzamenti agricoli seminati con piante graminacee tra cui la segale da cui deriverebbe proprio il nome Montesegale. Ma andiamo alla scoperta di questo comune, del territorio delle ricchezze naturali ed artistiche che fanno di Montesegale uno dei comuni più accoglienti e ricchi di storia della provincia di Pavia. Il territorio ha una superficie di 1.483 ettari ed un’altitudine variabile tra i 224 ed i 560 metri. Posto in provincia di Pavia nella fascia collinare dell’Oltrepò pavese rientra tra i 19 comuni che fanno parte della Comunità Montana dell’Oltrepò pavese e tra i 15 comuni che possono produrre il salame D.o.p. di Varzi. Disseminate tra queste belle colline ecco le numerose frazioni che compongono il Comune di Montesegale. A fondovalle, lungo l’Ardivestra troviamo Balestrero, Cà Fracce Fornace, Case del Molino e Cà Varni. Tra i colli emergono invece tutte le altre località come Bregne, Cà Biotto, Camolino, Castignoli, Cencerate, Frascate, Languzzano, Molino della Montà, Poggio, Pogiolo, Poggio Rajone, Sanguignano, San Vittore, Borianco, San Damiano e Zuccarello. Tre sono le chiese principali cui si aggiungono una serie di piccole cappelle: a Languzzano si trova la parrocchiale dedicata a Santa Maria Annunziata; a Sanguignano la chiesetta della Natività di Maria Vergine mentre lungo la strada provinciale che collega Montesegale alla Val di Nizza, si trova la più antica e bella delle chiese, la parrocchiale dedicata ai Santi Cosma e Damiano. Montesegale, già noto nel secolo XI, fu antico possedimento del Vescovado tortonese. Concesso ai pavesi da Federico Barbarossa, fu quasi subito infeudato ai Gambarana di Langosco a cui rimase sino all’estinzione del feudalesimo (XVIII secolo). Oggi Montesegale è gemellato con il Comune francese di Valbelle, in Alta Provenza. L'economia è prevalentemente agricola e si basa sulla produzione di foraggi, frumento, granoturco, frutta, vini, salumi e miele. Nel territorio si trovano ancora alcuni allevamenti di maiali destinati alla macellazione e alla produzione del salame e laboratori artigianali del salame di Varzi D.O.P.
La storia, la tradizione e il folklore di questo paese rivive ogni anno in occasione della Fiera di San Damiano che si tiene l’ultima domenica di settembre.
Storia
Dal poggio su cui è posto, nonostante le diverse trasformazioni avvenute nel corso degli anni, il castello di Montesegale mostra sempre la sua forma possente e quell'invulnerabilità che lo ha contraddistinto nei secoli. Furono Gambarana a dare al castello l’impianto attuale.
L’8 agosto 1164 Federico Barbarossa concedeva a Pavia molti luoghi e castelli della Valle Staffora tra cui Montesegale. Il feudo nel giro di pochi anni passò ai conti Palatini e tra essi poi toccò ai conti Gambarana nel 1311, che presero titolo di Signori di Montesegale. I conti Palatini furono istituiti da Carlo Magno ed ebbero molti privilegi ed onorificenze confermate più volte da diversi imperatori fino a Carlo V.
Nel 1412 Facino Cane assediò Pavia e confermò ai Gambarana il feudo di Montesegale. La guerra tra Facino Cane e Filippo Maria s’inasprì e tre anni più tardi Francesco Bussone detto il Carmagnola riuscì a recuperare tutte le città che si erano ribellate sotto il governo di Giovanni Maria. Nel mese di settembre del 1415 il castello di Montesegale era stato in gran parte distrutto dal Carmagnola ed i militari che lo presidiavano furono condotti prigionieri a Voghera e Pavia, perché i Signori di Montesegale non volevano essere sottoposti al Duca di Milano Filippo Maria Visconti.
Nel 1416 il Duca ritolse il castello di Montesegale confiscandone i beni e donandoli o vendendoli a diverse persone.
Il 4 luglio 1432 Paolo Serratico ebbe i feudi di Montesegale e Pizzocorno.
Il 22 aprile 1451 il conte Palatino Ottino Gambarana, figlio di Guido ed erede dei suoi congiunti, ottenne dal duca Sforza il ripristino degli antichi onori e il possesso dei beni di cui godevano gli altri Gambarana. Tra questi il feudo di Montesegale. Negli anni a seguire in più occasioni i vescovi di Tortona confermarono ai conti Gambarana il feudo di Montesegale che passò da Andrea a Ludovico e Angelo Marco Gambarana. Il 30 agosto 1646 fu investito del feudo il conte Gerolamo Gambarana. Oggi il castello è di proprietà della famiglia Jannuzzelli.
L'edificio
Dalla piazzetta dedicata ai caduti di Nassiriya, sede del Comune di Montesegale, sulla destra si stacca la strada che, costeggiando le antiche mura del castello, salgono sino a raggiungere l’ingresso principale del maniero. A destra si trova il bell'Oratorio dedicato a Sant'Andrea. Al castello si accede tramite un portone con fronticino a mensolette intonacato.
Entrati tra le mura si apre il cortile rustico, che mette ben in risalto gli edifici in mattone e pietra a vista dell’ala più antica, al cui interno si trova un arco acuto in pietra levigata di buona fattura. Tali edifici si trovano prospicienti ad un’altra salita che conduce
alla spianata superiore, delimitata da un muro di cinta con merlatura che fu riedificata nel 1900 da Agostino Gambarotta. Sul lato destro si apre un portoncino che immette al cortile nobile o padronale, affiancato da un’epigrafe latina che reca scritto: “Fiat pax in virtute tua et habondantia in turribus tuis”.
L’interno si presenta con un bel porticato a colonne poligonali e pavimento in cotto sistemato a spina di pesce, dal quale si accede al grande salone a volta dove spicca la grande caminata in pietra arenaria che fu fatta costruire nel 1906 da Giacomo Cavanna in sostituzione di un più antico camino di minor pregio. Oltre a questo si trovano anche un caratteristico pozzo, locali più o meno antichi e scantinati con archivolti.
Rifacendoci al libro Il Pavese montano scritto da Filippo Mancinelli nel 1922, si evince che “all’interno del castello vi si entrava attraverso una porta del XVIII secolo” e che “in un locale interno, su di un camino, era scolpito lo stemma con l’arma dei Gambarana”.
All’esterno del castello si trova la ghiacciaia utilizzata per conservare gli alimenti: ancora oggi è in ottimo stato.
Il maniero fu eretto dai Gambarana in tempi diversi. La parte più antica è quella posta a mezzodì; fu ampliato dagli stessi feudatari nel XIV secolo. La fortezza è situata sulla sinistra orografica del torrente Ardivestra su di un cucuzzolo a piano inclinato da est a ovest, a 426 metri sul livello del mare. Il manufatto più antico fu restaurato dal conte senatore Andrea Gambarana di Langosco nel XVII secolo.
Il Museo di Arte Contemporanea
Oggi, all'interno del castello, oltre all'abitazione privata, in tre splendide sale, nel 1975 è stato allestito il Museo di Arte Contemporanea. Il museo fu inaugurato con una mostra di Orfeo Tamburi che venne presentata da Giovanni Testori, Raffaele Degrada e Alberico Sala. L’attività
del museo prevede l’organizzazione di diversi eventi durante tutto il periodo dell’anno ed in particolare in estate. Qui vengono inoltre organizzate mostre di artisti contemporanei. Nel corso degli anni sono state esposte opere di importanti artisti tra cui: Ernesto Treccani, Maria Luisa Simone, Roberto Crippa, Paola Grott, Luisa Pagano, Dino Grassi, e poi Francesco Del Drago, Giovanni Frangi, Boris Mardesic, Julian Schnabel e altri ancora